In Provincia di Perugia un progetto di cantina e vineria dell’architetto Simone Micheli
WineKult
A cura di Francesca Pagnoncelli Folceri
WineKult è e sarà il contenitore dedicato al mondo del vino ma visto con occhi di un architetto. Il vino è frutto di conoscenze multiple, sapienza contadina che si sposa con le tecnologie più moderne e sofisticate, stratificazioni geologiche e culturali legate ad un luogo, un paesaggio, un territorio, e il loro trasformarsi nel tempo in base all’evoluzione della conoscenza e delle condizioni al contorno.
Ma il vino di per sé non ha forma, eppure costruisce intorno a sé un mondo vastissimo di comunicazione, significati, costruzioni, manufatti. E’ proprio questo il mondo che la rubrica Wine Kult vuole indagare, scoprire, raccontare.
Il vino non ha forma, come si diceva poc’anzi. Il vino prende la forma del suo contenitore. E i contenitori del vino sono molto moltissimi.
Se analizziamo le fasi di produzione del vino dovremmo iniziare a parlare di contenitori di uva, in primis. Cassette, vasche, tini, ecc., un mondo più tecnico che altro, su cui non ha molto senso soffermarsi. E’ sicuramente il caso di farlo però pensando alle “case del vino”: le cantine.
Le architetture del vino, negli ultimi 30 anni, sono diventate protagoniste assolute di sperimentazione, ricerca, studi, la cui finalità è stata quella di trovare il giusto matrimonio tra forma e funzione.
Là dove sono intervenuti grandi firme dell’architettura le forme delle cantine, il loro aspetto estetico, il loro impatto, il loro calarsi in un processo produttivo sino ad allora concepito solo come tale, è stato dirompente. La cantina, da semplice luogo di lavoro e trasformazione delle uve, si è aperta al pubblico. Da qui la vera rivoluzione. Dover mostrare. Questa è la vera discriminante.
Quando le cantine divengono luogo di ospitalità, di cultura del processo produttivo, luogo di visita e, a volte, di pellegrinaggio, ecco che alla funzionalità si affianca la necessità di rendere luoghi di lavoro diversamente ospitali.
Il vino non ha forma, si diceva poc’anzi. Il vino prende la forma del suo contenitore. E i contenitori del vino sono molto moltissimi.
E il primo contenitore del vino, un volta uscito dai tini, è la bottiglia. E la bottiglia non è più spoglia, anonima, mero contenitore appunto.
La bottiglia diventa l’abito del vino, e come tale deve fare il monaco…nel senso che deve, proprio come un vestito, raccontare subito qualcosa di chi lo porta. Bottiglie tradizionali normalmente vestono i vini, soprattutto in Italia e in Francia, dove i disciplinari e la tradizione fanno sentire con forza il loro peso, riducendo al minimo i casi di sperimentazione. Ma se allarghiamo il campo ad altre tipologie di bevande e ad altre aree geografiche di produzione, che non hanno necessità di sottostare alla storia, vediamo che la bottiglia è davvero oggetto di sperimentazioni formali.
E ogni bottiglia, come si diceva, necessita di un vestito, di un’etichetta, e di un’altra serie di accessori “parlanti”. In questo ambito non c’è limite alla creatività, alla sperimentazione, alla voglia di stupire e di farsi notare.
Di questo si parlerà nella rubrica WineKult, ma anche di eventi legati al mondo del vino, del vino comunicato attraverso film, libri, personaggi, pubblicità, mostre, dibattiti.
Il vino è vita, il vino è vivo, e pare che ogni giorno abbia voglia di raccontarsi e di raccontarci frammenti di cultura locale e globale.
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